Consiglio Pastorale
La parrocchia viene definita come comunità di fedeli: per essere comunità vera, deve esprimere degli strumenti di corresponsabilità, che permettano ai fedeli di partecipare effettivamente alla sua missione. A questo scopo è previsto il Consiglio Pastorale Parrocchiale
Sono membri di diritto del CPP i presbiteri, i diaconi, e i religiosi che prestano servizio nella parrocchia. Ma la sua componente maggioritaria è normalmente rappresentata dai laici. Questi laici devono rappresentare uno specchio fedele del tessuto umano della parrocchia, per età, sesso, condizione sociale; normalmente rappresentano tutte le realtà, gruppi, movimenti ecc. eventualmente presenti in parrocchia. Il numero di questi membri laici e la modalità da seguire per la loro designazione vanno definiti nei regolamenti particolari.
Il suo scopo è di offrire sostegno e promozione all'attività pastorale della parrocchia: ricercare, discutere e presentare proposte concrete per le sue attività; programmarne le iniziative; favorire il coordinamento tra le varie realtà esistenti.
È uno strumento diretto a favorire la comunione tra il parroco e i parrocchiani, per stimolare la partecipazione dei fedeli, per coinvolgerli in modo responsabile.
Consiglio affari economici
La particolare natura della parrocchia esige che l’amministrazione del patrimonio e delle attività parrocchiali sia compiuta non senza il consiglio e la partecipazione dei christifideles laici. Più precisamente: non da loro, ma con loro. La regola del Consiglio affari economici non è la “democrazia”, - istituzione non ecclesiale, - ma la “comunione” ricercata nella libertà del confronto e nella responsabilità.
I membri devono essere scelti in base alla loro competenza; essi però sono anzitutto fedeli, chiamati ad un servizio da svolgere non in base a criteri puramente amministrativi, ma in riferimento a principi di ordine specificamente ecclesiale, primo fra tutti quello dei fini propri dei beni temporali della Chiesa: “ordinare il culto divino, provvedere ad un onesto sostentamento del clero e degli altri ministri, esercitare opere di apostolato sacro e di carità.
“Ogni unità pastorale formi e si avvalga del Consiglio pastorale unitario, pur consultando le realtà locali in talune circostanze; affidi la gestione dei beni ai Consigli per gli affari economici; costituisca il Gruppo ministeriale per la condivisione con i presbiteri dell’intera vita della comunità” carità, specialmente a servizio dei poveri” (can. 1254 § 2). Per questo il C.P.A.E. deve avere un rapporto costruttivo con il Consiglio Pastorale parrocchiale e con l’intera comunità parrocchiale, di cui è espressione.
Gruppo Ministeriale
“I Gruppi ministeriali si stanno rivelando un prezioso aiuto per i presbiteri nel farsi carico dell’accompagnamento della vita delle parrocchie da una parte aiutando a mantenerne l’identità e dall’altro aprendole al cammino comune nelle unità pastorali. Essi ricevono dal Consiglio pastorale unitario le indicazioni prioritarie per la vita pastorale delle parrocchie, e le concretizzano nella situazione particolare locale”.
Il Gruppo ministeriale è un piccolo gruppo a servizio dell’intera vita della comunità, finalizzato ad una “partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia” all’interno di una Unità Pastorale e non rivolto a settori specifici. Il Gruppo ministeriale “partecipa della cura pastorale” (CdC. 517§2) col parroco e coopera nell’aiutare la comunità in tutte le iniziative di sostegno e accompagnamento nella vita di fede, conservando la vicinanza alla vita degli uomini. In concreto, il Gruppo ministeriale interagisce con i vari organismi e soggetti di pastorale che sono: il Consiglio pastorale unitario e/o parrocchiale, il Consiglio per gli affari economici, gli animatori dei gruppi parrocchiali e i referenti delle associazioni e dei movimenti. Offre spunti e indicazioni per il discernimento del Consiglio pastorale unitario e/o parrocchiale e si attiva affinché quanto indicato da tale organismo, diventi azione pastorale attraverso il coinvolgimento dei gruppi o della comunità nel suo insieme. E’ inoltre punto di riferimento per le persone della parrocchia, in particolare quando non c’è il presbitero residente.